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Il risparmio

ottobre 29, 2014

La teoria del ciclo di Hayek si basa su un’ idea di fondo: la crisi è un fenomeno causato da una creazione di mezzi monetari che non trovano corrispettivo in un reale risparmio degli individui.

Tale idea affonda le sue radici certamente nei predecessori che abbiamo brevemente illustrato nei capitoli precedenti, ma anche in altri autori importanti della scienza economica. Il problema in effetti sembra essere il capire da dove tragga origine la formazione del capitale in una società. Adam Smith nella Ricchezza delle Nazioni dice che la parsimonia e non l’operosità costituisce la causa principale dell’accumulazione del capitale; Mill lo segue in questo quando dice espressamente che il capitale è il risultato del risparmio. Bohm-Bawerk, da cui Hayek attinge largamente, dirà: “Nella nostra scienza sono presenti tre spiegazioni circa il modo in cui si viene a formare il capitale. Una prima trova la spiegazione nel risparmio, una seconda nella produzione, e una terza in queste due messe assieme. La terza è sicuramente la tesi maggiormente accettata, e sicuramente quella corretta”1.

Fatta questa premessa, torniamo a ricordare che Hayek accetta l’impostazione di Bohm-Bawerk, e le conclusioni di quest’ultimo su risparmio e accrescimento del capitale: in una situazione prossima al pieno impiego dei fattori produttivi, un aumento del risparmio implica una diversione di risorse dal consumo verso i fattori produttivi, passando attraverso il mercato dei fondi mutuabili; una maggior disponibilità di fondi per l’investimento ne fa abbassare il costo, ed indica una maggiore propensione degli agenti verso il futuro; questo cambiamento si riflette sulla struttura produttiva, le risorse vengono progressivamente spostate dagli stadi più vicini al consumo verso gli stadi più lontani; la struttura diventa più lunga, più complessa, ed alla fine del processo più produttiva. Questo è in sintesi il meccanismo, che abbiamo già illustrato nel capitolo su Bohm-Bawerk.

Nel suo saggio del 1933 “Saving”, Hayek fa acutamente notare che l’accumulazione di capitale trae origine nel risparmio, ma non tutto il risparmio automaticamente si traduce in capitale: “è importante riconoscere che il risparmio in senso sociale è un fenomeno separato dall’incremento della ricchezza o dalla formazione del capitale – del quale il risparmio individuale è una delle possibili cause […] il risparmio non è sinonimo di incremento del capitale, ne è solamente una delle cause più importanti”2. A questo proposito è importante capire di cosa si parla quando si parla di risparmio.

Hayek distingue 4 forme di risparmio: 1) risparmio individuale volontario 2) risparmio volontario d’impresa 3) risparmio collettivo di natura impositiva 4) risparmio monetario forzato (forced saving).

Il primo è quello che tutto noi indichiamo propriamente come risparmio. Il secondo è l’autofinanziamento d’impresa, ossia il reinvestimento di profitti non distribuiti. Il terzo caso è la tassazione, quando lo stato preleva risorse con la forza del potere impositivo. Il quarto è il risparmio forzato, cioè mezzi fiduciari creati senza riduzione del consumo: “la caratteristica saliente è che il denaro per l’investimento non trova origine nel risparmio, ma è creato appositamente. Abbiamo creazione di risparmio quando, in conseguenza dello spostamento di risorse dalla produzione di beni di consumo verso la produzione di beni capitale, l’offerta corrente di beni di consumo risulta ridotta”3. A prescindere quindi da altre considerazioni, si ha risparmio quando si ha (in senso individuale o collettivo) un sacrificio di beni presenti, che non vengono più spesi in beni di consumo ma dirottati verso i beni capitale.

Nella teoria hayekiana ( e austriaca in generale), se facciamo astrazione dai mutamenti monetari, la domanda di beni di consumo può cambiare solo in rapporto inverso alla domanda di beni di produzione, e pertanto, lungi dall’avere un effetto cumulativo nella stessa direzione di quest’ultima, tenderà a controbilanciarla nella direzione opposta: “il livello della domanda di beni di produzione non deriva in modo semplice dalla domanda di beni di consumo, perché ogni data domanda di beni di consumo può condurre a a metodi di produzione che comportano domande molto differenti di beni di produzione, e perché la scelta di un particolare metodo di produzione dipende dalla proporzione della ricchezza complessiva che non è richiesta per il consumo immediato, allora si devono considerare le fluttuazioni dell’offerta di capitale disponibile, e non quelle della domanda di beni di consumo come punto di partenza per questo tipo di analisi”4.

Ora. In una economia monetaria la quantità di capitale (e quindi la produzione finale di beni di consumo) può essere accresciuta in due modi: attraverso un aumento del risparmio volontario (i punti uno e due che abbiamo visto sopra); o attraverso un aumento dei fondi disponibili (vedremo poi nel dettaglio come), che non riflette però un cambiamento del tasso di preferenza temporale degli individui (risparmio forzato). Il risultato è all’inizio simile, non le conseguenze finali. Quando il risparmio si configura come “risparmio forzato”, le forze di mercato provocano all’inizio una espansione della struttura produttiva; ma si arriva ad un punto di inversione, in cui si da luogo a consumo (totale o parziale) del capitale, con accorciamento della struttura produttiva, liquidazione dei beni produttivi in eccesso, e crisi produttiva.

1von Bon Bawerk, E. 1889 Positive Theory of Capital pg 100 (traduzione dall’inglese)

2Von Hayek, F, 1933, Saving, da “Profit Interest and Investiment,, pg 159

3Von Hayek, F, 1933, Saving, da “Profit Interest and Investiment,, pg 160

4Von Hayek, F, 1934, Capitale e Fluttuazioni Industriali da “Prezzi e Produzione” pg 188

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